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Superbonus, stop definitivo alla cessione del credito

 

Ministro dell’Economia Giorgetti: ‘politica scellerata costata agli italiani 2000 euro a testa’. Divieto anche per le Regioni di acquistare i crediti fiscali. Settore edile in rivolta

17/02/2023  Vedi Aggiornamento del 21/02/2023

 

Superbonus, stop definitivo alla cessione del credito - Ph. governo.it
Superbonus, stop definitivo alla cessione del credito – Ph. governo.it
17/02/2023 – Per i lavori agevolati dal superbonus e dagli altri bonus edilizi non saranno più consentiti né lo sconto in fattura né la cessione del credito. Lo stop vale da oggi, data di entrata in vigore del decreto-legge approvato ieri sera dal Consiglio dei Ministri, pubblicato poco dopo in Gazzetta Ufficiale e già in vigore.
Si potrà continuare ad optare per sconto in fattura o cessione del credito:

  • per interventi sulle unifamiliari e sulle abitazioni con ingresso autonomo, a condizione che entro ieri 16 febbraio 2023 sia stata presentata la Cila;
  • per interventi nei condomìni, a condizione che entro ieri sia stata adottata la delibera assembleare e presentata la Cila;
  • per la demolizione e ricostruzione di edifici, a patto che entro ieri sia stato richiesto il titolo abitativo;
  • per il sismabonus acquisti, sulle abitazioni per le quali entro ieri sia stato registrato il contratto preliminare o stipulato il contratto definitivo di compravendita.

 

Per tutti gli interventi per i quali i suddetti adempimenti vengano fatti da oggi in poi, sarà utilizzabile soltanto la detrazione Irpef.
Stop alla cessione dei crediti

Il DL 11 del 16 febbraio 2023 – spiega Palazzo Chigi – interviene per modificare la disciplina riguardante la cessione dei crediti d’imposta relativi a spese per gli interventi di recupero patrimonio edilizio, efficienza energetica e superbonus 110%, misure antisismiche, facciate, impianti fotovoltaici, colonnine di ricarica e barriere architettoniche.

Dall’entrata in vigore del decreto, con l’eccezione di specifiche deroghe per le operazioni già in corso, non sarà più possibile per i soggetti che effettuano tali spese optare per lo sconto in fattura né per la cessione del credito d’imposta, opzioni introdotte nel 2020 con il Decreto Rilancio.

Inoltre – si legge nel comunicato – la cessione dei crediti d’imposta non sarà più consentita per specifiche categorie di spese; resta invece inalterata la possibilità della detrazione degli importi corrispondenti.

Sono abrogate le norme che prevedevano la possibilità di cedere i crediti fiscali relativi a:

  • spese per interventi di riqualificazione energetica e di ristrutturazione importante di primo livello (prestazione energetica) per le parti comuni dei condomini, con un importo dei lavori pari o superiore a 200.000 euro (si tratta della cessione del credito introdotta prima del 2020 con il Decreto Rilancio);
  • spese per interventi di riduzione del rischio sismico realizzati sulle parti comuni dei condomini o realizzati nei comuni ricadenti nelle zone classificate a rischio sismico 1, 2 e 3, mediante demolizione e ricostruzione di interi edifici, eseguiti da imprese di costruzione o ristrutturazione immobiliare, che provvedano alla successiva alienazione dell’immobile, ovvero il sismabonus acquisti.

Stop alla cessione dei crediti, cosa succede ai cantieri aperti?

Poiché il DL è entrato in vigore il 17 febbraio 2023, ha effetto sulle situazioni che si formalizzano a partire da oggi. Ma chi ha lavori in corso o sta per aprire un cantiere cosa rischia? Vediamo tre casi corrispondenti a tre diversi stadi di un intervento:

  • chi sta realizzando lavori agevolati con il superbonus o altri bonus edilizi, avendo per forza di cose già presentato Cilas, Cila o già ottenuto il titolo abilitativo, può continuare i lavori con il regime fiscale previgente, cioè potendo scegliere tra detrazione Irpef, sconto in fattura o cessione del credito;
  • chi ha presentato Cilas/Cila entro ieri 16 febbraio 2023 ma non ha ancora avviato i lavori ha comunque fatto in tempo ad assicurarsi la possibilità di optare per lo sconto in fattura o la cessione del credito;
  • chi non ha ancora presentato alcuna comunicazione/istanza non potrà scegliere sconto in fattura né cessione del credito ma dovrà recuperare l’investimento attraverso la detrazione Irpef.

Cessione dei crediti e deficit fuori controllo

Tra le premesse al decreto è indicata “la straordinaria necessità ed urgenza di introdurre ulteriori e più incisive misure per la tutela della finanza pubblica nel settore delle agevolazioni fiscali ed economiche in materia edilizia e di definire il perimetro della responsabilità derivante dal meccanismo della cessione dei crediti ad essa connessa”.

“Non tocchiamo il superbonus – ha detto in conferenza stampa il Ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti -, interveniamo sulla cessione dei crediti d’imposta che ammontano direi a 110 miliardi di euro”. “È una misura d’impatto che si rende necessaria per bloccare gli effetti di una politica scellerata usata anche in campagna elettorale e che ha prodotto beneficio per alcuni cittadini ma posto alla fine in carico a ciascun italiano 2mila euro a testa”.

Il decreto sulla cessione dei crediti “ha un duplice obiettivo: cercare di risolvere il problema che riguarda la categoria delle imprese edili per l’enorme massa di crediti fiscali incagliati e mettere in sicurezza i conti pubblici” – ha concluso Giorgetti.

Ricordiamo che qualche giorno fa Eurostat ha spiegato in modo molto dettagliato l’impatto del superbonus sul deficit.

 

Allentamento della responsabilità in solido dei cessionari

Con le nuove norme, ferme restando le ipotesi di dolo, si esclude il concorso nella violazione, e quindi la responsabilità in solido, per il fornitore che ha applicato lo sconto e per i cessionari che hanno acquisito il credito e che siano in possesso della documentazione utile dimostrare l’effettività delle opere realizzate.

L’esclusione opera anche per i soggetti, diversi dai consumatori o utenti, che acquistano i crediti di imposta da una banca, o da altra società appartenente al gruppo bancario di quella banca, con la quale abbiano stipulato un contratto di conto corrente, facendosi rilasciare un’attestazione di possesso, da parte della banca o della diversa società del gruppo cedente, di tutta la documentazione.

Resta, peraltro, fermo che il solo mancato possesso della documentazione non costituisce causa di responsabilità solidale per dolo o colpa grave del cessionario, il quale può fornire con ogni mezzo prova della propria diligenza o non gravità della negligenza.

Stop all’acquisto dei crediti da parte delle Regioni

Si introduce il divieto, per le pubbliche amministrazioni, di essere cessionarie di crediti d’imposta relativi agli incentivi fiscali maturati con tali tipologie di intervento.

Così il decreto blocca sul nascere le iniziative intraprese da alcune Regioni – per prime Sardegna, Piemonte, Provincia di Treviso e Basilicata – per soccorrere imprese e professionisti che, dopo aver praticato lo sconto in fattura e acquisito il relativo credito fiscale, non riescono a smaltirlo.

Sulla stessa strada si stavano muovendo anche Puglia, Abruzzo e Veneto. Già ieri era emersa la contrarietà del Governo nei confronti di queste iniziative, ma la soluzione individuata sembrava essere quella di un disciplinare al quale Regioni ed Enti locali avrebbero dovuto adeguarsi per seguire una procedura di acquisto dei crediti unitaria.
Stop alla cessione dei crediti. E le imprese edili?

Sul superbonus “il Governo intende aprire un’interlocuzione con le associazioni di categoria, che saranno invitate nel tardo pomeriggio di lunedì 20 febbraio a Palazzo Chigi per ricevere i loro contributi propositivi rispetto a un intervento di necessità ed estrema urgenza”. Lo ha annunciato il sottosegretario alla presidenza Alfredo Mantovano.
Fine della cessione dei crediti, settore edile in rivolta

“Lo stop allo sconto in fattura e alla cessione del credito per gli interventi legati ai bonus edilizi rappresentano un colpo inatteso ed una decisione grave che mette a rischio gli impegni assunti da tante famiglie per il miglioramento della loro casa oltre che il lavoro di decine di migliaia di professionisti e imprese”. Così Francesco Miceli, Presidente del Consiglio Nazionale Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori. “Serve adottare decisioni in grado di consentire l’avvio di una fase di transizione che non penalizzi famiglie, professionisti ed imprese insieme ad una strategia, da perseguire nel lungo tempo, che garantisca l’efficienza energetica degli edifici in coerenza con la Direttiva sulle “case green” varata pochi giorni fa dal Parlamento europeo e verso la quale la decisione del Governo sembra essere in decisa contraddizione”.

“La decisione del Governo – scrive il Consiglio Nazionale degli Ingegneri – rischia di generare uno shock di notevoli proporzioni tenuto conto del numero consistente di cantieri che si stanno ancora aprendo e del livello estremamente elevato di crediti pregressi incagliati”. “La bolla rischia di scoppiare per l’intempestività della decisione del Governo di porre fine ad uno strumento che, nel bene o nel male, ha sostenuto un meccanismo ancora più ampio, quello dei bonus e dei Superbonus per l’edilizia, che hanno contributo non poco al rilancio dell’economia nella fase post Covid. Le ragioni e le preoccupazioni del Governo vanno certamente ascoltate e condivise, ma andrebbero ulteriormente motivate e corroborate con dati più analitici per consentire a tutti di trovare una ragionevole soluzione al problema”.

La Rete Professioni Tecniche manifesta la più viva preoccupazione per gli effetti negativi dell’eliminazione della cessione dei crediti per le attività e gli impegni in corso dei professionisti e, attraverso una lettera alla Premier Giorgia Meloni e al Ministro Giorgetti, chiede di essere audita allo scopo di esporre le proprie valutazioni e proposte per evitare o ridurre gli effetti che le nuove norme determineranno per i propri iscritti, per le imprese e la collettività.
“A meno che non si paghino 20.000 euro di tasse all’anno, il Sismabonus è diventato un’opportunità solo per chi gli interventi strutturali se li può economicamente permettere” – commenta Andrea Barocci, Presidente di ISI – Ingegneria Sismica Italiana. La cancellazione dele opzioni di sconto in fattura e cessione del credito “coinvolge anche le pratiche per il sismabonus. Pratiche che auspichiamo tutti siano in grado di espletare per mettere in sicurezza le proprie abitazioni e per far sì che anche lo Stato riduca il proprio intervento economico dopo ogni terremoto”. “Potrà adeguare il proprio edificio solo chi avrà i soldi per farlo. Vogliamo ricordare che quando il terremoto accade colpisce tutti, quindi lo Stato dovrà nuovamente intervenire per coloro che non hanno la capienza economica per potere usufruire dei bonus. Un cane che si morde la coda”.

“La scelta del Governo è disastrosa ed apre una voragine economica e sociale”. “Adesso, purtroppo, ci ritroveremo a fare i conti con fallimenti, contenziosi per opere incomplete e lavoratori espulsi dal mercato”. Così Paola Marone, presidente di Federcostruzioni. “Restano gli incentivi fiscali con recupero spalmato negli anni come meccanismo di detassazione. In sostanza – conclude Marone – possono usufruire degli incentivi fiscali solo le persone capienti, che possono anticipare il capitale. Siamo di fronte ad un disastro e va tentata ogni via per scongiurarlo”.

“Per decreto, nel giro di poche ore, il governo si è assunto la responsabilità di mettere in ginocchio imprese e famiglie – dichiara Claudio Feltrin, presidente di FederlegnoArredo -, con una decisione davvero incomprensibile e per di più in contrasto con gli obiettivi di efficientamento energetico fissati per il 2030”. “Bloccare la cessione di nuovi crediti significa tirare il freno a mano all’edilizia e a tutto il suo indotto di cui il Governo, ancor meglio di noi, credo conosca il valore in termini di Pil. Basti pensare che, nella filiera del legno-arredo che FederlegnoArredo rappresenta, ben 3 associazioni (Assolegno, Assotende, Edilegnoarredo) saranno colpite dalla misura. Ci auguriamo che l’incontro fissato dal Governo con le categorie possa portare a una possibile modifica”.

Unicmi, in una lettera al Governo, segnala che l’abolizione immediata delle opzioni di sconto in fattura e cessione dei crediti produrrà, solo per il 2023, un calo fra il 30% e il 40% degli interventi di riqualificazione energetica (ecobonus) e di ristrutturazione edile (Bonus-casa) e conseguentemente dei fatturati delle imprese produttrici di serramenti e della tenuta occupazionale. Unicmi comprende la necessità di contenere un debito pubblico incontrollato, ma sottolinea come l’Ecobonus e il Bonus Casa non abbiano mai sforato rispetto alle previsioni di spesa fatte dai vari Governi. E chiede al Governo di mantenere la possibilità di attuare lo sconto in fattura per l’Ecobonus e per il Bonus Casa fino al 31 dicembre 2023 attraverso una modifica al Decreto in sede di conversione in Legge.
L’Associazione Nazionale per la tutela della Finestra Made in Italy (Anfit) è profondamente preoccupata per l’impatto negativo del decreto sul mondo dell’edilizia e del serramento. Anfit ricorda di essere stata la prima associazione di produttori di serramenti a capo di un’operazione collettiva di cessione del credito derivante da ecobonus. “Quello attuale è un decreto che, nato dall’esigenza di risolvere il problema del blocco dei crediti edilizi che sta mettendo in ginocchio imprese, professionisti e contribuenti, ha l’obiettivo di mettere in sicurezza i conti pubblici ma che è destinato ad ottenere l’effetto di una pesante ricaduta negativa su tutto il settore edile”.

“Il blocco della cessione del credito e dello sconto in fattura sui bonus edilizi e sul superbonus – dichiara il segretario generale della Filca-Cisl, Enzo Pelle – mette a rischio decine di migliaia di aziende e oltre 100mila posti di lavoro. Le prime avvisaglie c’erano già state, perché molti lavoratori lamentavano il ritardo dello stipendio a causa della sempre meno disponibilità liquida delle imprese. Ora con questa scelta il Governo rischia di innestare una vera bomba sociale. Bisogna rivedere i bonus garantendo i redditi più bassi e le classi energetiche più basse, considerando anche la densità abitativa dei luoghi di intervento e utilizzando strumenti emergenziali. Per questo – conclude il segretario generale della Filca-Cisl – è bene che vengano convocati anche i sindacati del settore, perché c’è bisogno di un confronto che tuteli un pezzo del lavoro strategico per il futuro dell’Italia”.

“Un provvedimento sbagliato, che rischia di far tornare il Paese in recessione e che se non revocato provocherà da subito un effetto deflagrante sul settore, con la totale paralisi degli interventi di edilizia privata legati ai bonus in vigore, il fallimento di migliaia di imprese impegnate nel comparto e la conseguente perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro”. A dichiararlo Vito Panzarella Segretario Generale FenealUil. “Vogliamo ricordare che l’Europa con l’ultimo aggiornamento della direttiva sul rendimento energetico degli edifici, ha chiesto a tutti gli stati membri di arrivare al 2050 con un parco edifici ad emissioni zero. Un obiettivo che evidentemente questo Governo non ha più intenzione di raggiungere, per non parlare dell’esigenza di adeguamento sismico e di messa in sicurezza del nostro patrimonio edilizio”.

 

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