Dopo un primo appuntamento nel mese di luglio, i presidenti delle maggiori associazioni di settore (Finco, ANFIT, Unicmi, Assites, C.I.T.A.) con rappresentanti dell’industria del serramento si sono rincontrati ieri pomeriggio a Bologna per riparlare del famigerato articolo 10, in un incontro indetto da Anfit. (leggi la lettera aperta scritta a deputati e senatori)
La preoccupazione legata ai risvolti negativi dello sconto in fattura è accentuata ora anche dall’insediamento del nuovo Governo che probabilmente metterà in secondo piano la questione dovendosi occupare di altre priorità. Invitati all’incontro il senatore Gianni Pietro Girotto del M5S – presente telefonicamente -, la senatrice Roberta Toffanin e l’on. avv. Anna Lisa Baroni entrambe di Forza Italia. Il sen. Girotto, in contatto da diverso tempo con le associazioni, concorda sulle preoccupazioni dell’industria e dichiara: “capisco che questo provvedimento possa creare dei problemi alle PMI ma è stato proposto per incentivare i consumi nel settore. Un privato che sa di poter usufruire immediatamente di uno sconto in fattura del 50% anziché detrarlo in 10 anni (come previsto dalle detrazioni fiscali – ndr) è sicuramente incentivato all’acquisto. Se le PMI non sono in grado di sostenere le condizioni così come sono attualmente previste, la nostra proposta firmata dal presidente Patuanelli – il nuovo ministro per lo Sviluppo Economico – prevedrebbe che il credito di imposta d’acquisito possa essere utilizzabile a decorrere dal secondo mese successivo a quello della concessione dello sconto, e non l’anno successivo. In più, il fornitore che ha effettuato gli interventi e che ha acquistato il credito derivante dalla detrazione, se non riesce o non vuole cedere a sua volta tale credito, può richiederne all’Agenzia delle entrate il rimborso, da effettuarsi entro tre mesi, per una somma pari all’ammontare complessivo del credito d’imposta non utilizzato in compensazione nell’anno”. Perplessità in sala sulla fattibilità di tale proposta che in realtà pare non sia stata realmente depositata ma ancora in “drafting” (in gergo, bozza, ndr), soprattutto per quanto riguarda il rimborso da parte dell’Agenzia delle Entrate e del rispetto dei 3 mesi.
Secondo Angelo Artale, direttore Finco e moderatore dell’incontro, questa non è una manovra agevolante per nessuno, forse bisognerebbe tornare “semplicemente” alle detrazioni del 65%.
“Una manovra che darà l’assist ai grossi gruppi stranieri a scapito delle PMI italiane.” dichiara Castellani Serramenti. “È da due mesi che non vendiamo più tende! Se continua così, nel giro di un anno chiuderemo tutti”, è il commento lapidario di Ernesto Contessa, presidente del C.I.T.A. (Consociazione Italiana Tappezzieri Arredatori). “L’articolo 10 non è emendabile, non ha alcun senso, va cancellato. Ma attenzione non facciamoci prendere dal panico e continuiamo a lavorare uniti” è l’opinione di Pietro Gimelli, direttore generale Unicmi. Molti gli interventi infiammati che si sono susseguiti nel corso del pomeriggio, “È un provvedimento che non favorisce nemmeno le grandi aziende! È da abrogare immediatamente, prima che qualche colosso estero decida di attivarsi in questo senso; altrimenti chiuderemo tutti nel giro di uno o due anni al massimo” continua l’ing. Tosti di Diquigiovanni. “Non possiamo fare da banche allo stato” gli fa eco Francesco Zancarini di Nurith, “Ben venga la voglia di stimolare i consumi – dice Francesco Mangione della SPI – ma non sulle spalle delle PMI, da mesi ci siamo mossi nei confronti della rete vendita per disincentivsre questo provvedimento!”. “E non dimentichiamo che oltre a creare un danno alle PMI questo articolo mette a repentaglio le casse dello Stato che dovrebbe restituire i soldi alle aziende in 5 anni anziché in 10 come succede ora con i privati e questo potrebbe addirittura aumentare il debito pubblico” soatiene Marco Rossi di Risposta Serramenti. Molto scettico Innocenzo Guidotti che si dice d’accordo con l’abrogazione ma che ritiene fondamentalmente impossibile per un decreto entrato in vigore da due mesi. In sala anche il commercialista Piero Mioni che propone “se non abrogabile allora che ci sia la possibilità di cedere il credito alle aziende fornitrici di beni o servizi come ad esempio Enel o Eni”, “o alle Esco” aggiunge Stefano Mora di LegnoLegno. Fabio Gasparini, presidente Assites fa un po’ di storia “Negli ultimi 30 anni, escludendo gli ultimi 10 di crisi, lo Stato italiano ha sempre aiutato e supportato le PMI, anche per ragioni opportunistiche di miglior controllo su di esse e sul tessuto economico, ma tant’è che i piccoli imprenditori hanno da sempre goduto di agevolazioni da parte dello Stato, chi diventava troppo grande tendeva a smembrarsi pur di mantenere alcune facilitazioni e ora, dall’oggi al domani, sembra che le piccole e medie imprese siano un peso inutile con due uniche strade da percorrere crescere immediatamente o chiudere irreparabilmente”.
Totalmente d’accordo con i presenti le parlamentari Roberta Toffanin e Anna Lisa Baroni che già si erano trovate a discutere dell’articolo 10 anche in sede parlamentare. In particolare la senatrice Toffanin, anche lei imprenditrice, ha depositato una proposta di abrogazione. Entrambe si sono rese disponibili al dialogo e hanno invitato le associazioni e gli imprenditori a interloquire con loro per dare maggior forza alle intenzioni di tutti. In sala è stata anche contestata una certa incapacità delle persone attualmente al Governo ma le due rappresentanti di Forza Italia, seppur condividendo l’opinione, hanno rassicurato sull’apertura al dialogo ci alcuni nuovi esponenti, tra questi proprio il nuovo ministro Patuanelli (già citato da Girotto) e la neo eletta ministro all’agricoltura Teresa Bellanova del PD che si era già da tempo schierata per l’abrogazione dell’articolo 10.
In conclusione al senatore Girotto è stato chiesto di intercedere per conto di tutto il gruppo di associazioni e aziende al fine di riuscire ad avere quanto prima un incontro con il ministro Patuanelli.
E a noi non resta che attendere…
a cura di Olga Munini