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Direttiva EPBD IV: impatti economici e finanziari per famiglie e imprese

Analisi dei costi stimati per la riqualificazione energetica: tra riduzione dei consumi energetici e l’impatto economico per famiglie e imprese

La Direttiva EPBD IV, nota come “Case Green”, è approdata l’8 maggio in Gazzetta Ufficiale Europea (ne abbiamo parlato qui e qui) e favorisce la strategia europea dell’”Ondata di ristrutturazioni“, promuovendo interventi come la sostituzione di caldaie e finestre. Il recepimento di tale Direttiva nella legislazione italiana rappresenterà un’opportunità rilevante per il settore dei serramenti, di portata simile a quella offerta dal Superbonus. L’obiettivo è quello di ridurre i consumi energetici degli edifici residenziali, puntando a una riduzione di 6,32 Mtep entro il 2030, con il 55% degli interventi concentrati su edifici in classe G, e l’efficientamento di almeno il 43% di tali strutture.

Secondo l’Energy Efficiency Report 2024, elaborato dal dipartimento Energy&Strategy della School of Management del Politecnico di Milano, saranno necessari tra 93 e 103 miliardi di euro per ridurre del 20% i consumi energetici degli edifici di classe G entro il 2030, mentre per una riduzione del 70%, i costi aumenterebbero a 156-173 miliardi di euro. In totale, considerando tutte le classi energetiche, si stima una spesa tra 169 e 187 miliardi di euro, con 100 miliardi destinati alla riqualificazione degli edifici in classe G. L’Italia, con un patrimonio edilizio più datato rispetto ad altri Paesi europei, dovrà ridurre i consumi energetici del 16% entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035. Questo richiederà interventi su oltre 5 milioni di edifici privati e circa mezzo milione di edifici pubblici, poiché oltre il 61% del patrimonio immobiliare italiano è nelle classi F e G. Tutto ciò però, richiederà necessariamente un contributo da parte dello Stato, cosa che attualmente risulta difficilmente compatibile con la disponibilità delle risorse pubbliche.

Dalla pubblicazione della Direttiva EPBD IV in Gazzetta UE sono stati condotti diversi studi in merito all’impatto economico che la EPBD IV avrà su famiglie e imprese. Riportiamo di seguito i contenuti di alcuni di quelli più interessanti.

Secondo Unimpresa, l’impatto economico per le famiglie legato alla Direttiva potrebbe comportare una spesa complessiva di 266,7 miliardi di euro nell’arco di 20 anni, con una media di 35.000 euro per immobile. Sebbene la Direttiva non preveda finanziamenti specifici, lo studio ipotizza l’accesso a fondi europei come il Next Generation EU, i fondi di coesione e il Fondo sociale per il clima, lasciando ai governi nazionali la definizione delle modalità di finanziamento per gli interventi di riqualificazione energetica.

Secondo un’analisi di Deloitte, basata su dati Istat, oltre il 60% degli edifici italiani appartiene alle classi energetiche F e G, e l’83% è stato costruito prima del 1990. Riqualificare l’intero patrimonio immobiliare potrebbe quindi richiedere tra 800 e 1.000 miliardi di euro.

Secondo Scenari Immobiliari, i costi potrebbero oscillare tra 1.100 e 1.750 miliardi, con un impatto finanziario per le famiglie stimato tra 20.000 e 55.000 euro per immobile, a seconda delle caratteristiche. Questo calcolo si basa sul miglioramento di una o tre classi energetiche, in linea con gli obiettivi europei per il 2030, senza considerare la neutralità energetica.

Le analisi del Codacons stimano che la riqualificazione energetica di una singola abitazione possa costare tra 35.000 e 60.000 euro. L’adozione di queste misure potrebbe influenzare il mercato immobiliare, con una svalutazione potenziale fino al 40% per gli immobili non riqualificati, evidenziando la necessità di bilanciare gli obiettivi ambientali con le capacità finanziarie dei proprietari.

Torniamo, quindi, l’Energy Efficiency Report 2024.

Dal lato delle imprese si evidenzia una limitata propensione agli investimenti in efficienza energetica: il 45% delle aziende non ha effettuato investimenti nel 2023, e solo il 9% ha investito in software. Tale condotta deriva dal lungo tempo di ritorno dell’investimento e dall’incertezza normativa che negli ultimi anni non ha garantito la necessaria stabilità agli incentivi dedicati. L’analisi, inoltre, mostra come nei prossimi cinque anni il trend non si invertirà, ma, anzi, porterà a un rallentamento significativo degli investimenti, con un calo dell’interesse per tecnologie come il fotovoltaico e interventi sui processi produttivi.

Per quanto riguarda il patrimonio immobiliare nel suo complesso, lo studio illustra come nel 2023 gli investimenti in efficienza energetica in Italia sono cresciuti in modo significativo, arrivando a 85-95 miliardi di euro. La maggior parte di questi fondi è stata destinata al settore residenziale e al Superbonus, per un ammontare di 55-59 miliardi di euro. il settore terziario, invece, ha assorbito tra 25 e 29 miliardi di euro. Questa crescita degli investimenti in efficienza energetica ha stimolato in particolare la diffusione di alcuni tipi di interventi: tra questi la sostituzione dei serramenti e l’installazione del cappotto termico hanno inciso per quasi il 50% del totale.

 

In conclusione, l’indicazione principale che emerge dalle varie analisi consiste nel fatto che il settore dell’efficientamento energetico offre un notevole potenziale per cittadini e imprese, ma, al contempo, presenta sfide significative. I costi iniziali per le famiglie sono elevati, ma possono essere compensati da incentivi fiscali, risparmi energetici e dall’aumento del valore degli immobili. Per quanto riguarda le imprese, invece, la Direttiva EPBD IV offre l’opportunità di innovare e adattarsi a un’economia più sostenibile. Tuttavia, per sfruttarla appieno, sarà essenziale pianificare con cura e operare al meglio all’interno di un quadro regolatorio e incentivatorio stabile e ben definito.

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