Le micidiali ripercussioni della bozza di dicreto di Ecobonus 2018 che si accanisce sul mondo dei serramenti che pagherà il prezzo più alto se la bozza diventerà decreto. Più che Ecobonus 2018 dovremmo chiamarlo Ecomalus 2018. Tali e tanti gli effetti negativi sul settore degli infissi della bozza di decreto in circolazione alla luce dei nostri […]
Le micidiali ripercussioni della bozza di dicreto di Ecobonus 2018 che si accanisce sul mondo dei serramenti che pagherà il prezzo più alto se la bozza diventerà decreto. Più che Ecobonus 2018 dovremmo chiamarlo Ecomalus 2018. Tali e tanti gli effetti negativi sul settore degli infissi della bozza di decreto in circolazione alla luce dei nostri calcoli effettuati sulla base dei dati Enea 2017. Li avevamo anticipati qualche giorno fa prendendo in considerazione gli effetti su sei regioni: due del Nord, due del Centro e due del Sud. Effetti devastanti per un settore che ha già subito la decurtazione dell’Ecobonus dal 65& al 50%, come da Legge di Bilancio 2018, e che ora si trova a dover pagare un prezzo decisamente superiore rispetto ad ogni altra categoria.
Gli effetti del possibile Ecobonus sono stati riportati sul diagramma seguente, dove viene indicata la percentuale reale di detrazione prendendo in considerazione i dati Enea per le detrazioni del 2017.
È stata adottata la più che ragionevole ipotesi che valgano anche per quest’anno i dati 2017 per gli interventi di sostituzione degli infissi in termini di investimenti (ovvero la spesa dei contribuenti) e di metri quadri sostituiti. Una ipotesi verificata alla luce dell’andamento dei dati storici di Enea degli ultimi cinque anni. Si è ipotizzato che l’intervento di cambio degli infissi venga effettuato nel capoluogo di regione, la città con il maggior numero di interventi, in modo da avere una zona climatica ben precisa.
Si ricorda che per gli infissi il decreto prevede una spesa detraibile massima di 350 euro/mq per serramenti installati nelle zone climatiche A,B e C e di 450 euro per quelli installati nelle zone climatiche D, E e F. Così sono stati elaborati i dati che portano al grafico. Qui si va da valori pessimi (25% per Bari) a valori top (si fa per dire) per L’Aquila (42%).
Tuttavia nulla è perduto. ANFIT e le altre associazioni del settore stanno lavorando sotto traccia contattando parlamentari di maggioranza e opposizione. Ora si sta preparando una seconda lettera, più corposa, da inoltrare al primo ministro. L’importante è non rassegnarsi a meno che non si voglia farsi invadere da prodotti a basso costo e qualità. Sarebbe la fine per questo settore.