La Commissione europea sta valutando la possibilità di ridurre le aliquote IVA per favorire l’efficienza energetica degli edifici residenziali europei.
A scatenare questo ripensamento una sentenza dei giudici comunitari che hanno confermato l’illegalità dell’aliquota IVA ridotta al 5% applicato dalla Gran Bretagna ai materiali efficienti sotto il profilo energetico per incentivare l’efficienza energetica degli edifici.
Infatti, nonostante la sentenza abbia stroncato l’iniziativa britannica introdotta con il Green Deal, la Commissione europea ha apprezzato il principio che sta alla base di questa iniziativa: ridurre l’IVA sui materiali da costruzione per incentivare l’efficienza energetica.
Stiamo cercando di capire – ha dichiarato Miguel Arias Cañete, commissario europeo per l’azione per il clima e l’energia – se l’IVA può essere uno strumento efficace per promuovere gli investimenti in efficienza energetica. Gli strumenti finanziari ora a disposizione non sono adatti a supportare gli investimenti più piccoli come le ristrutturazioni edilizie. La Commissione quindi – prosegue Cañete – cercherà di sviluppare nuovi strumenti finanziari per promuovere l’ammodernamento degli edifici con la collaborazione della Banca europea per gli investimenti e altre istituzioni finanziarie come le banche nazionali.
Ricordiamo che attualmente in Europa, la direttiva Iva stabilisce che l’aliquota Iva ordinaria fissata da ciascun Stato membro, da applicare alle cessioni di beni e alle prestazioni di servizi, non può essere inferiore al 15%. In Italia nel caso delle manutenzioni straordinarie l’iva è al 22% per i beni finiti. Se si è all’interno del contratto di appalto è possibile godere dell’iva ridotta al 10% fino ad un importo doppio rispetto al costo della manodopera. Nel caso delle ristrutturazioni edilizia l’iva è al 10%.
ENTRO IL 2030 LE RISTRUTTURAZIONI DEVONO AUMENTARE. Secondo un gruppo istituito dalla Commissione europea e dall’United Nations Environment Programme (UNEP) Finance Initiative, gli investimenti privati in ristrutturazioni energeticamente efficienti dovrebbero aumentare di cinque volte entro il 2030.
Magari rivedere le norme sull’IVA potrebbe aiutare, soprattutto quelle imprese in crisi di liquidità che acquistano i beni con iva 22% per rivenderli con l’IVA al 10%.