“È la preoccupazione per il settore che rappresentiamo e per tutti quei cittadini che rischiano di vedere bruscamente interrotti i lavori di ristrutturazione e di efficientamento energetico degli edifici, che ci ha portato ad essere qui per far sentire la nostra voce all’interno del Parlamento, luogo deputato a decidere sul futuro dei bonus edilizi. Non possiamo far altro che sottolineare come l’improvviso ed ennesimo cambio in corsa delle regole di applicazione del Superbonus abbia finito per fagocitare anche i cosiddetti bonus minori, quali ecobonus e bonus casa, i cui impatti sulle casse dello Stato sono di gran lunga inferiori rispetto a quelli del 110%”.
“A questo si lega, dunque, la nostra seconda richiesta – ma non per ordine di importanza – riguardante la non applicabilità del Decreto 16 febbraio 2023, n. 11. per ordini, forniture e ingaggi già concordati in data antecedente l’entrata in vigore del suddetto Decreto – aggiungono le associazioni -. Si tratta, infatti, di commesse spesso su misura per le quali le aziende si sono già esposte verso fornitori o addirittura avevano già avviata o conclusa la produzione e che ora si vedono bloccate. Da parte nostra infine, tutta la disponibilità a sedersi al tavolo governativo per il riesame degli incentivi fiscali, e relativi requisiti, per la ristrutturazione e l’efficientamento energetico del patrimonio edilizio italiano. Siamo certi che Governo e Parlamento non vorranno privarsi di ascoltare chi può offrire un contributo che si forma sul campo e che dovrebbe essere alla base di ogni intervento normativo”.
All’appello hanno aderito Anima con Assotermica, Assoclima e Aqua Italia, Finco con Anfit, Unicmi e Assites, FederlegnoArredo con Assotende ed EdilegnoArredo, Aires e Angaisa.