Il Decreto Legge n. 11/2023 ha bloccato ogni forma di opzione alternativa alla detrazione diretta, prevedendo solo delle eccezioni “certificate”
“È la preoccupazione per il settore che rappresentiamo e per tutti quei cittadini che rischiano di vedere bruscamente interrotti i lavori di ristrutturazione e di efficientamento energetico degli edifici, che ci ha portato ad essere qui oggi per far sentire la loro voce all’interno del Parlamento, luogo deputato a decidere sul futuro dei bonus edilizi. Non possiamo far altro che sottolineare come l’improvviso ed ennesimo cambio in corsa delle regole di applicazione del Superbonus abbia finito per fagocitare anche i cosiddetti bonus minori, quali ecobonus e bonus casa, i cui impatti sulle casse dello Stato sono di gran lunga inferiori rispetto a quelli del 110%“.
Queste le parole affidate ad una nota congiunta da Stefano Casandrini di Assotermica, Roberto Saccone di Assoclima, Marco Rossi di Anfit, Pietro Gimelli di Unicmi, Gabriele Meroni di Federlegnoarredo. al termine della conferenza stampa tenutasi il 15 marzo 2023 a Montecitorio.
Il riferimento è il Decreto Legge n. 11/2023 ed, in particolare, l’art. 2 che ha previsto un brusco stop al meccanismo delle cessioni dei crediti edilizi di cui all’art. 121 del Decreto Legge n. 34/2023 (Decreto Rilancio), mantenendo la possibilità di utilizzarlo solo in alcuni casi che però non coprirebbero gli ordini in corso che riguardano i bonus edilizi diversi dal Superbonus.
Ricordiamo, infatti, che per tutti gli altri bonus edilizi, lo stop alla cessione non si applica agli interventi per i quali in data antecedente al 17 febbraio 2023:
Non sono, dunque, presenti tutte quelle casistiche di ordini per i quali si attende la consegna dei materiali.
“Le nostre richieste – continua la nota congiunta – sono poche, ma ben definite e volte a conciliare le più che legittime esigenze del Governo di mantenere in ordine i conti dello Stato, con i patti in tema di fisco che lo stesso Governo stringe con i cittadini. Chiediamo pertanto che venga reintrodotto lo sconto in fattura e la cessione del credito per ecobonus (50%-65%) e bonus casa (50%)“.
“Basti pensare – rileva la nota – che l’abolizione immediata delle due opzioni produrrà, per il solo 2023, un calo fra il 30% e il 40% degli interventi di riqualificazione energetica (Ecobonus) e di ristrutturazione edile (Bonus-casa) e conseguentemente della tenuta occupazionale delle imprese coinvolte costrette a fare i conti con consistenti cali di fatturato. Non si contano in queste settimane le disdette o le sospensioni degli ordini in essere, destinati a cantieri che nella fatidica data del 16 febbraio non erano ancora avviati. A questo si lega, dunque, la nostra seconda richiesta – ma non per ordine di importanza – riguardante la non applicabilità del Decreto 16 febbraio 2023, n. 11. per ordini, forniture e ingaggi già concordati in data antecedente l’entrata in vigore del suddetto Decreto. Si tratta, infatti, di commesse spesso su misura per le quali le aziende si sono già esposte verso fornitori o addirittura avevano già avviata o conclusa la produzione e che ora si vedono bloccate. Da parte nostra infine, tutta la disponibilità a sedersi al tavolo governativo per il riesame degli incentivi fiscali, e relativi requisiti, per la ristrutturazione e l’efficientamento energetico del patrimonio edilizio italiano. Siamo certi che Governo e Parlamento non vorranno privarsi di ascoltare chi può offrire un contributo che si forma sul campo e che dovrebbe essere alla base di ogni intervento normativo“.
Alla nota hanno aderito: Anima Confindustria con Assotermica, Assoclima e Aqua Italia, Finco con Anfit, Unicmi e Assites, FederlegnoArredo con Assotende ed EdillegnoArredo, Aires e Angaisa.